MORTE E RISURREZIONE

d. Emilio Gandolfo

E' un fatto diffuso nel costume di oggi: in tanti modi si tende ad occultare la morte. Soprattutto chi si avvicina alla morte non deve sapere che è giunto al punto culminante della sua vita, al momento decisivo del suo destino -eterno. Non è giusto essere espropriati della propria, che fa parte della vita. Paolo dice: "Tutto è vostro: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro..."(1 Cor 3,21-23). Ma quanto più si cerca di occultare la morte, tanto più si apre il varco alla paura della morte, che provoca una nevrosi piuttosto diffusa. Come si può vincere la paura della morte? C'è un modo solo: quello di accettare il calice amaro dalla mano del Padre, come lo accettò Gesù a Getsemani. Anch'egli ebbe paura della morte. Gli evangelisti non lo nascondono, anzi lo sottolineano. Ma non si può accettare la morte se non si ha la speranza della risurrezione. San Paolo insegnava ai primi cristiani che non potevano piangere i loro morti come i pagani, come coloro che non avevano speranza. Certo, intendeva la speranza della risurrezione. Anche Gesù pianse, anzi, di fronte all'amico morto, riferisce Giovanni, che era presente, "scoppiò in pianto". Ma già il suo linguaggio esprimeva, quasi in modo provocarono, l'idea che egli aveva, e che noi dobbiamo avere, della morte. A Cafarnao, mentre motti piangevano e si disperavano perché era morta una ragazzina di dodici anni, disse: "La bambina non è morta, ma dorme". La prese per mano e la risvegliò dal sonno della morte. Così quando comunicò la notizia che Lazzaro era morto, disse: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo"(Gv 1 1, 1 1). I discepoli non compresero il suo linguaggio. Cosi quando annunciò per tre volte la sua passione e morte, non tralasciò mai di annunciare la sua risurrezione il terzo giorno. Come noi, anch'essi tendevano, col loro silenzio ostinato, a rimuovere la morte, perché avevano paura. E non accettavano la morte perché non speravano nella risurrezione.

Marco racconta che quando i tre discepoli scendevano dal monte della Trasfigurazione, Gesù ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo non fosse risorto dai morti. L'evangelista nota che "essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risorgere dal morti" (Mc 9,9-10). Si direbbe che molti cristiani non hanno ancora ricevuto la notizia della risurrezione non hanno ancora ricevuto il messaggio pasquale. Il venerdi santo portano in processione il Cristo morto, e tutto sembra finire li. Pochi son quelli che il terzo giorno festeggiano Cristo risorto accogliendolo nel loro cuore.

23 marzo 1999 per il santuario di Reggio

torna all'indice